19/11/2017

Mugellini Festival

By artedellamarca

Potrebbe stupire, in un Blog dedicato a promuovere la cultura marchigiana mediante i suoi molti artisti attraverso il tempo, ritrovarsi a parlare di un Festival di musica classica che ha ospitato nel suo concerto d’apertura una pianista russa, e nel quale risuonano le note di Sergej Rachmaninov e Maurice Ravel, o di Robert Schumann e Sergej Prokofjev. Eppure il Mugellini Festival, che quest’anno sboccia in Potenza Picena con la sua seconda edizione, si riconferma non solo come un’occasione preziosa per riascoltare e godere della migliore tradizione musicale europea, ma anche per la costante volontà di omaggiare una figura, come quella del M° Bruno Mugellini, che è stata al contempo grande protagonista della vivacità culturale italiana tra Otto e Novecento così come autorevolmente riconosciuta all’estero, in Europa e oltre oceano.



Potrebbe stupire, in un Blog dedicato a promuovere la cultura marchigiana mediante i suoi molti artisti attraverso il tempo, ritrovarsi a parlare di un Festival di musica classica che ha ospitato nel suo concerto d’apertura una pianista russa, e nel quale risuonano le note di Sergej Rachmaninov e Maurice Ravel, o di Robert Schumann e Sergej Prokofjev. Eppure il Mugellini Festival, che quest’anno sboccia in Potenza Picena con la sua seconda edizione, si riconferma non solo come un’occasione preziosa per riascoltare e godere della migliore tradizione musicale europea, ma anche per la costante volontà di omaggiare una figura, come quella del M° Bruno Mugellini, che è stata al contempo grande protagonista della vivacità culturale italiana tra Otto e Novecento così come autorevolmente riconosciuta all’estero, in Europa e oltre oceano.

Affermatosi ben presto come compositore (nel 1895 vinse il ‘Concorso della Società orchestrale’ del Teatro alla Scala di Milano), scrisse pagine per pianoforte, musica corale e musica da camera, tra cui si ricordano una Sonata per violoncello e pianoforte ed appunto un Quintetto per archi con pianoforte, di chiara ispirazione brahmsiana. La sua arte fu chiaramente figlia della profonda eredità del Romanticismo europeo (tedesco e francese) ma seppe anche armonizzarsi al contempo ad una qualità tutta italiana che si ritrova in una sua particolare eleganza di scrittura e in un’attenzione vocale per la scrittura strumentale. Del resto non è il solo grande italiano di quegli anni che meriterebbe finalmente d’esser rivisitato, con curiosità e cura, da esecutori moderni. Un libro, Bruno Mugellini musicista (vita, luoghi, opere), è riuscito l’anno scorso a dare le prime risposte ad un imbarazzante vuoto editoriale circa questo notevole musicista. Uscito l’anno scorso per i tipi di Andrea Livi, in Fermo, il volume è stato presentato dai suoi autori proprio durante la prima edizione del Festival.

Valente compositore e notevole pianista, non è però possibile ricordare Bruno Mugellini dimenticandosi della sua esemplare attività di curatore: le sue molte revisioni di opere di Johann S. Bach, Wolfgang Amadeus Mozart e Muzio Clementi sono raccolte in edizioni tutt’oggi in uso presso i Conservatori di mezza Italia e non solo. Giovani concertisti di Ancona o Lugano, di Napoli o Parigi, di Milano o S. Pietroburgo hanno studiato su testi frutto della sua profonda conoscenza dello strumento e del suo amore per i grandi classici del nostro passato. L’attenzione che il Mugellini Festival anche quest’anno ha riservato alle migliori leve tra le nuove generazioni di musicisti del nostro territorio vuole tradursi così in un atto di riconoscenza per un artista che fece anche della didattica un momento importante e prezioso della propria carriera. Dopo aver attraversato da protagonista il primo decennio del secolo, Mugellini venne nominato direttore del Liceo musicale bolognese (tra le migliori realtà di formazione musicale del tempo), la morte però lo stroncò l’anno seguente, il 15 gennaio 1912, a soli 41 anni e nel pieno del suo vigore creativo. È sepolto a Fossombrone.